22 agosto 2008

E se vi avanza del fondente di cipolla?

Se per caso avete provato la ricetta di Michela dello sgombro con il fondente di cipolla e vi è avanzato un po di fondente di cipolla, o perché ne avete fatto troppo, o perché non lo avete consumato tutto, considerato che in cucina si cerca non buttare nulla di buono e cucinato, potete usare il fondente avanzato per fare dei panini di grano duro al profumo di zafferano con fondente cipolla, per l'appunto.
Panini allo zafferano con...
A dover rendere giustizia al Vero, la ricetta base per la pasta da pane è di Ciccio Sultano e proviene dal suo libro "La mia cucina siciliana" edito dal Gambero Rosso. Io ho aggiunto solo la variante dello zafferano (Virità, anche il semifreddo di pistacchio è una variazione su una ricetta di Sultano).

Per la pasta da pane allo zafferano:
375 grammi di farina di grano duro
225 grammi di acqua minerale naturale
10 grammi di lievito
10 grammi di miele
10 grammi di evo
8 grammi di sale
1 bustina di zafferano (circa 0,05 grammi)

Preparare la fontana, versare metà dell'acqua e sciogliere dentro il lievito, lo zafferano ed il miele, incominciare ad impastare quindi versare un altro po di acqua lasciandone circa  20% del totale da parte. A metà impasto aggiungere l'olio. Quando l'olio è stato assorbito aggiungere il sale e l'acqua che resta. A questo punto l'impasto potrebbe sembrare "sciogliersi", è normale, non vi preoccupate, continuate a lavorarlo. Quindi ponete il tutto a lievitare in una ciotola unta, ovvero in una ciotola dove si  verserà un po di olio e poi con un pezzo di carta da cucina si spargerà lungo tutta la superficie. I tempi di lievitazione dipendono sempre da diversi fattori, diciamo che in ambiente ottimale è sufficiente un'ora o poco meno per questa prima lievitazione.  Ad impasto raddoppiato spezzare la lievitazione formare dei panetti da 100 grammi e porli su una teglia ricoperta di carta forno per una seconda lievitazione. Trascorsa un'altra ora circa rompere di nuovo la lievitazione e su un piano infarinato ricavare dalla palla lievitata una striscia di pasta da pane larga grosso modo 6 0 7 centimetri e lunga 25 0 30. A questo punto ricoprire la superficie della striscia di pasta ad pane con il fondente di cipolla e arrotolare secondo la larghezza. In ultimo ricavare dal panetto arrotolato dei pezzettini di circa 5 centimetri di lunghezza, che verranno disposti su una teglia con carta forno per una ulteriore lievitazione. Questa terza ed ultima lievitazione potrebbe essere più lunga delle precedenti. Al termine panini devono essere *ben lievitati*, io solitamente li lascio circa due ore nel forno spento, che uso come "camera di lievitazione". 
Quando ritenete che siano pronti accendete il forno a 180 gradi se ventilato o 200 se statico, aspettate che il forno arrivi a temperatura e infornate spruzzando prima con un po di acqua in modo da creare un po di vapore e ritardare la formazione della crosta. Io trovo davvero comodo per questa operazione usare un nebulizzatore, volgarmente detto spruzzino. Se necessario lo uso anche durante la cottura spruzzando direttamente nel forno. BTW, tempo 10 15 minuti i panini dovrebbero essere pronti.
Ah, come si evince dalla foto se il fondente di cipolla, essendo un avanzo, dovrebbe essere davvero poco da farvi restare dalla pasta da pane, dalla palla lievitata potreste ricavare delle palline più piccole da 20 grammi circa farle lievitare ancora insieme ai panini farciti e quindi inserire al centro mezzo pomodorino, coprire con un filo di olio, qualche scaglia di sale integrale e informare insieme agli altri.
Una variante interessante, che però ancora non ho "sperimentato", potrebbe essere quella di usare il matcha (tea verde giapponese usato per la cerimonia del tea) al posto dello zafferano ed invece della cipolla usare dei funghi. Se qualcuno volesse farsi avanti ci faccia sapere come viene il tutto. A proposito di tea, essendone un appassionato bevitore, vi capiterà che di tanto in tanto cerchi di usarlo anche come ingrediente ;) nonostante tutte le difficoltà che comporta. Ma avremo modo di parlarne in qualche altro post.

19 agosto 2008

Latte più..ovvero frutta fresca a volontà!!!!






Caldo, caldo e ancora caldo..a Palermo non si respira persino io che vivo in montagna ho qualche problema!!!!Oggi giorno di riposo dopo una settimana terribilmente faticosa, ma giorno di riposo si fa per dire dato che gli impicci in questo unico giorno di tregua aumentano, così dopo aver adempito ai miei doveri di brava figliuola e dopo aver rinunciato ad una cena con i miei amici per festeggiare il compleanno di mio fratello, ho deciso di prendermi qualche oretta da dedicare a me medesima, così mi sono messa ad impastare il lievitino per una focaccia e dopo mi è balenata per la testa una parola "LATTE PIÙ", in ricordo di quel gran genio di kubrick ho preso quello che mi serviva per fare la mia versione di latte più, chiaramente qui dentro non ci stanno droghe eccitanti solo roba innocua ma che fa veramente bene specie in periodi caldi come questi..dato che in arancia meccanica nessuno ci svela la ricetta io il mio latte più lo faccio così:

In questa versione ho usato 2 pesche, ma qualsiasi frutto va bene!!!!!!
1 vasetto di yogurt bianco
poco latte
una palla di gelato crema panna
menta
Frullare tutto e versare il frullato in due bicchieri che andranno messi per 15 minuti circa in freezer se volete risparmiarvi questo tempo potete frullare assieme al resto anche dei cubetti di ghiaccio!!!!allora buon latte più a tutti


15 agosto 2008

Una dichiarazione d'Amore


Pare che la cucina abbia iniziato a funzionare. Allora in questa calda metà di Agosto, mi concedo una pausa dai fornelli per parlare di un Vino. Un Vino vero, con la 'V' maiuscola. Sto parlando del Siccagno, di Arianna Occhipinti. La prima volta lo comprai quasi per caso, io non sono un amante sfegatato del Nero d'Avola, e, il Siccagno è un nero d'Avola in purezza; lo comprai perché era un vino che non conoscevo, che costava tutto sommato poco(la prima volta lo pagai qualcosa come 20 euro); lo comprai per via della bottiglia semplice, con etichetta lineare che sa di una eleganza senza fronzoli, ma soprattutto ha attirato la mia attenzione la capsula che protegge il tappo, che al posto della solita fascetta è in ceralacca, o qualcosa di simile. 
Fu amore a primo assaggio; virità! Negli ultimi dieci mesi credo che sia stato il vino che abbia maggiormente bevuto; sicuramente è stato il vino che ho maggiormente offerto ad amici e conoscenti. Ne ho sempre almeno una bottiglia in cantina e sono sempre assolutamente riconquistato ad ogni assaggio. E questa tensione di amorosi sensi, di desiderio ampiamente corrisposto che ieri sera vigilia di Ferragosto dopo la prima bottiglia del 2006, fino a qualche settimana fa avevo bevuto solo 2005, mi ha spinto oggi a dedicare questo post a questo splendido vino. 

Il colore è di un bel rosso granato, assolutamente trasparente nel bicchiere; abbastanza consistente.  Al naso è assolutamente ammaliante, tanto che potrebbe rischiare di deludere l'assaggio: intenso e ampio con riconoscimenti di sentori animali e di pelle conciata, cuoio, erbe aromatiche come salvia, timo, origano; spezie come chiodi di garofano e noce moscata; qualche nota minerale tra la terra nera e l'humus; e poi ovviamente non manca la frutta rossa matura. Insomma un caleidoscopio di profumi scuri, profondi da ricercare senza sosta, assolutamente eccellente. Dopo un bouquet di questo tipo l'assaggio lascia un po spiazzati, perché il vino risulta leggermente diverso, quello che emerge è la grande freschezza di un vino sicuramente pronto, ma con ancora qualche anno davanti a sé, che probabilmente avrà ancora qualcosa da raccontare tra quattro o cinque anni; non di meno risulta già equilibrato e piacevolissimo con i suoi 13 gradi, un vino non di muscoli ma di eleganza. La freschezza che pur segna il passo non è invadente, non è esasperata; i tannini appena accennati sono elegantissimi; la nota abbastanza sapida da il giusto supporto. Intenso e persistente, di una persistenza che ti invoglia a berne ancora, tra il ritorno dei profumi e il desiderio di un altro assaggio. 

Quello che mi ha colpito in questo vino sono queste sue caratteristiche le che lo rendono 'diverso'. Diverso da buona parte dei vini che oggi come oggi troviamo sul mercato, vini che fanno legno piccolo, barrique, che in prima battuta sembrano tutti simili, con nasi ricchi di spezie dolci e tostatura, e gusti che raccontano poco o nulla. Poi scopri che appunto il Siccagno fa si Rovere, ma tonneau da 600l (aliqui dicunt di quarto passaggio). Diverso da buona parte dei neri d'Avola, che appunto o sanno di barrique più che di vino, o si attestano tra una freschezza esasperata e sentori di frutta rossa, e, che in tutti e due casi sfoderano quasi sempre muscoli alcolici con gradazioni non inferiori ai 14 che arrivano anche ai 15,5. Diversamente piacevole, diversamente vero. Scopri anche che è un vino biodinamico, e che capisci quanta attenzione ci possa essere dietro. Se poi hai l'avventura di girare per il sito di chi lo produce e leggere questa sorta di "manifesto", allora sai che l'attenzione di cui dicevo prima è proprio Amore, e, senti che c'è speranza: ci sono ancora persone che "inseguono il fantasma della Qualità". 

Qui il discorso si farebbe lungo, e, considerata la mie pessime capacità di scrittore, vi risparmio qualche delirante discorso, rimandando ad altro momento l'inizio di un opera in tre libri che se mai fosse scritta avrebbe come titolo del primo "De qualitate ignorantia". :P

Finisco solo tornando ancora su questo vino Vero, rammentando che ha accompagnato dei buonissimi involtini di carne (mi pare fosse filetto) ripieni di formaggio pepato (privato dei grani di pepe) e pan grattato condito.

14 agosto 2008

Calamari ripieni alla siciliana… Il mio 91…


Ciao a tutti …
Ecco qua il piatto che ho presentato all’esame finale!Il piatto a cui tengo di più perché l’ho pensato e fatto tutto da me. Mi ricordo come se fosse ieri quando sono entrata nella cucina dove c’era lo chef Zanni, che abituato alla mia solita “confusione” mi ha detto: “hai 12 minuti per parlarmi del piatto che voi fare!” ed è rimasto molto ma molto colpito quando, dopo che ho esposto la mia idea, ha guardato i minuti e ha detto ”ci sei riuscita in 5 minuti!” più incredulo che mai.
So che la foto non è un gran che, ma l’ho fatta camminando, prima di dare il piatto ai critici.
Ora è arrivato il momento di parlarvi di questo semplice piatto.
Vi servono questi ingredienti:

calamari ( meglio se piccoli così sono più teneri );
pan carrè;
capperi sotto sale;
pinoli;
un po’ di buccia di limone;
un po’ di parmigiano;
prezzemolo;
aglio;
sale e olio.

Salsa d’accompagnamento:

nero di seppia;
pomodorini ciliegino;
scalogno;
zucchero a velo;
sale;
aglio.

Per decorare:

cipolla di troppa;
prezzemolo.

Per una buona mise en place, come si dice in cucina, bisogna partire sempre dalla preparazione più lunga e disponete nel piano di lavoro tutto il materiale che vi servirà.
Quindi iniziamo con la preparazione dei pomodorini confit, che hanno una cottura molto lenta, in forno a 70° per 2 ore. Giustamente a casa non abbiamo un forno professionale quindi si può utilizzare il grill mettendo la placca nella parte più bassa del forno. Vi conviene iniziare a prepararla prima. Prendete una placca e ricopritela con la carta forno. Disponete sopra la stessa quantità di zucchero e di sale.
Pulite i pomodorini, tagliateli a metà per la lunghezza e privateli dei semi. Disponeteli quindi nella placca e metteteli in forno. Vi serviranno per fare la salsa al nero di sepia.
Privare il pan carrè della parte esterna e tagliarli a dadini piccoli nel tagliere dove si è precedentemente strofinato un po’ d’aglio, per lasciare l’aroma senza appesantire il sapore. Metteteli in forno a tostare per pochi minuti.
Tostare i pinoli in modo da far rilasciare il proprio olio. Mondare e asciugare i calamari conservando le teste da parte.
Preparare un trito con prezzemolo, capperi precedentemente dissalati e lasciati in acqua, parmigiano, la buccia del limone, sale e olio.
Unire il trito al pane tostato e girarli bene.
Riempire i calamari con il composto, chiuderli con la testa e tenerli in frigo fino a quando non li cucinerete.
Nel fra tempo mondare la cipolla e tagliatela a fette e infarinatela, tenetela da parte fino a quando non la friggete.
Se i pomodorini confit sono pronti potete iniziare a preparare la salsa.
Tenete da parte un po’ di pomodori per la decorazione mentre gli altri frullateli. Tritate lo scalogno e passatelo nell’olio fino a quando non sarà dorato unitegli la salsa di pomodoro, il nero di seppia e un pizzico di sale,. Assaggiate di sapore.
Friggere la cipolla e mettetela sulla carta per togliere l’olio in eccesso.
Ora che la vostra mise en place è pronta potete cucinare i calamari.
Riscaldate un padella antiaderente, versategli un pò di olio e mettete i calamari. Quando saranno cotti metteteli nei con sotto la salsa di nero di seppia. Il prezzemolo e i pomodorini confit per decoro. Se volete fare la decorazione nella foto prendete un pennello e sbizzarritevi.
PS.: attenti che la salsa tende ad asciugarsi.

13 agosto 2008

Sgombro e fondente di cipolla





La vita in quel di Palermo scorre monotona e afosa, tra casa e lavoro il tempo per cucinare qualcosa è veramente poco, ma più che il tempo è la stanchezza che annienta la voglia..mi consolo col fatto che tornando a casa il mio giardinetto mi accoglie gioioso e fresco e così li la sera riesco a rilassarmi un pochino, riesco a non pensare a quanto poco tempo abbia a quanto poco sia stata a casa con i miei, il giorno della partenza per lo stage si avvicina e quello che sembrava lontano adesso appare via via sempre più vicino, i contorni della mia partenza cominciano a delinearsi e marcarsi sempre di più, un altro viaggio, un' altra città, altro tempo necessario per ambientarsi e per gestire una nuova vita. Spero che questa mia apatia sia dovuta al caldo, spero che mi passi presto perchè l'umore non è dei migliori, non è adatto a tutto quello che mi aspetta...chiaramente come quasi tutti i miei piatti questo sgombro è veramente la semplicità fatta cibo, niente di elaborato l'unica cosa che ci vuole è un d'occhio per non far diventare stoppaccioso il povero sgombretto!!!!

4 filetti di sgombro
pangrattato
erbette varie (timo, origano...)
olio evo
3 cipolle rosse
sale e pepe
un di zucchero
insalata per accompagnare

Tagliare la cipolla e farla appassire con un goccio d'olio evo in una padella con coperchio, se è necessario aggiungere pochissima acqua, unire un po di zucchero e dopo e se volete a fine cottura potete usare un pochino di burro per far diventare lucida la cipolla. Tritare le erbette desiderate e mescolarle al pangrattato assieme a sale e pepe, ungere i filetti con olio evo e panarli soltanto dal lato della polpa, far calientare una padella antiaderente e scottare per poco tempo i filetti...servire con un piccolo nido di fondente e....... buon appettito!!!!!



12 agosto 2008

Lo Chef degli Chef...

Ero convinta che parlare di Riccardo Zanni,

alias “ZUSKY”, ( il "10"è per la bravura! )


Mi sarebbe venuto facile, e invece…
… Ho un nodo alla gola!
Comunque non posso che iniziare da lui …
… Il mitico chef Zusky che ci ha sopportato ( ma soprattutto “mi” ha sopportato) per tre mesi insegnandoci la maggior parte delle cose che sappiamo.
Se devo dire la verità la prima volta che l’abbiamo avuto mi è sembrato un po’ antipatico e a qualcuno a persino fatto paura… (Ma non svelerò mai a chi!) … E poi … Nel tempo… Conoscendolo meglio si è dimostrato lo chef speciale che è!
Bene ora è meglio che inizi a parlare anche dei suoi difetti … Scherzo!
Però non ditegli di trattarvi male o comunque è meglio dirgli: “mi tratti male ma se faccio qualcosa di buono …Me lo dica!”… Se no vi prenderà sul serio e pur di farvi fare le ossa non vi darà mai soddisfazione!
A parte dire che è un grande e anche un po’ carognetta vi dirò che …
… Chi legge questo post e decide di fare il corso al Gambero Rosso … Non vi preoccupate … gli insegnanti sono molto bravi e se c’è Zusky ….. Sarete in buone mani!

07 agosto 2008

Bloody Mary al mulino di Giù


Prima di tornare a casa, finito il corso al Gambero qualche settimana fa, ho fatto sosta a Salerno dalla mia amica Giuliana. Giuliana oltre a condividere la passione per il buon mangiare e il buon bere, ha come me deciso di buttare in aria la sua vita, lasciando un posto di lavoro "fisso", e, aprire un locale in un paesino a due passi da Salerno: Il Mulino, appunto, di Giuliana. In verità il locale, che poi oltre al ristorante sarà anche una piccola locanda, non è ancora aperto, ma se non ho capito male in Autunno aprirà i battenti!
Ora arrivando a casa sua in una assolata domenica di fine Luglio, mi sono ritrovato tra le mani due barattoli bianchi con etichetta rossa e nera, mentre la mia Ospite mi guardava con degli occhi tra l'interrogativo ed il perentorio, dicendomi: eccoti le "cose" di cui mi parlavi, ora ci dobbiamo fare qualcosa!?!
Per amore di chiarezza, le "cose" di cui avevamo parlato tempo addietro non sono nient'altro che: alginato di sodio e cloruro di calcio. Ovvero, gli elementi chimici necessari per creare del finto caviale partendo da un liquido.
Bello! Dico io, solo che ora davvero bisogna trovare cosa sfericizzare, tra le cose che avevo pensato di preparare non mi viene nulla in mente che si presti all'esperimento; quando ad un certo punto aprendo il frigo noto delle bottigliette di succo di pomodoro, e, considerato che Giù è una grande estimatrice del Bloody Mary, propongo di fare la nostra prova su un Bloody Mary da usare come entrée per la cena. Il risultato è praticamente un Bloody Mary al cucchiaio, che appunto può essere usato come entrée, ma anche come aperitivo o finger food se accompagnato con dei crostini o su dei pezzetti di sedano o carota.

Tornato a casa ho voluto rifare l'esperimento che non era poi venuto male, quindi per prima cosa mi sono procurato l'alginato di sodio e il cloruro di calcio. Questi elementi si trovano facilmente in Farmacia, basta chiedere al farmacista: qui in un paesino della Sicilia tempo due giorni dalla richiesta e sono stato accontentato, per cui penso che sia altrettanto semplice anche altrove. Per la cronaca l'alginato costa un tantino, io ho pagato 22 euro per 25 grammi di alginato, mentre solo 9 euro e cocci per 100 grammi di cloruro di calcio. E' anche vero che di alginato se ne usa poco; le proporzioni sono:
4 grammi per litro di Alginato di sodio
10 grammi per litro di Cloruro di calcio

Ultima cosa prima di scrivere questa benedetta ricetta, ma assolutamente doverosa, per realizzare il caviale di pomodoro con l'alginato ho seguito le Sue indicazioni e poi ci ho messo un po del mio. 

Non ho proporzioni da darvi per questa ricetta ma sono facilmente ricavabili a partire dal succo di pomodoro che è la base della ricetta stessa. Io ho usato:

Pomodorini datterino della zona di Comiso 
sale
Alginato di sodio
Cloruro di calcio
Acqua
Tabasco
Pepe nero
Vodka
Sedano

Ma di fatto gli ingredienti sono quel del proprio preferito Bloody Mary. Non ho usato il succo di pomodoro in bottiglia, ma ne ho fatto uno mio partendo da pomodorini interi.

Per il succo di pomodoro:
Frullare i pomodorini. Filtrare con un setaccio fine in modo da separare il succo dal resto di polpa, buccia e semi. Aggiustare di sale e zucchero se dovesse servire, nel mio caso erano tanto dolci da non necessitare altro.

Per il caviale di pomodoro secondo quanto descritto qui:
Ho unito la proporzione di alginato necessaria al mio succo di pomodoro, in 125 ml di succo di pomodoro ho sciolto con l'aiuto del mixer ad immersione 0,5 grammi di alginato di sodio.
Quindi ho preparato la soluzione di acqua e cloruro di calcio, usando 1/2 litro di acqua e 5 grammi di cloruro di calcio. A questo punto ho versato il composto di succo di pomodoro e alginato in un "biberon", ho dato una ulteriore shackerata al tutto, e mi sono messo a sfericizzare, e, funziona!!!

In ultimo ho montato il tutto mettendo in un tumbler piccolo il mio caviale di pomodoro, ho aggiunto una o due gocce di tabasco, un soffio di pepe nero, un dito di vodka un gambo di sedano che volendo alcuni potrebbero pure usare come cucchiaino; miscelato tutto e servito

Siamo alla fine vi segnalo solo che qualche altra foto, forse venuta meglio (?) la potete trovare qui.

05 agosto 2008

Semifreddo al pistacchio

Semifreddo ai pistacchi
Chiedo venia, chiedo venia, ma fare fotografie non è cosa mia. Aiuto, aiuto fotografa cercasi. :p
Spero di migliorare nel seguito altrimenti è sarà quasi drammatico, verrò emarginato dai miei compagnetti di avventura (oddio se non lo hanno fatto durante gli ultimi tre mesi forse ho speranza nonostante le pessime foto).
Ma bando alle ciance, il primo piatto che propongo è un semplice, buono e un po meno bello (sic) in foto semifreddo al pistacchio (di Bronte ovviamente) con una salsa al cioccolato Noir infini 99% di Michel Cluizel. 

Per il semifreddo:
100 grammi di pistacchi di Bronte DOP
200 grammi di acqua minerale naturale a temperatura ambiente
100 grammi di zucchero (ma anche un po meno a sentimento vostro come dice Michela)
50 grammi di vodka

Purtroppo i pistacchi sono della frutta secca poco usata rispetto alle mandorle o le noci, per cui è già difficile trovare dei pistacchi al naturale, figuriamoci quelli già pelati oltre che sgusciati. Quindi per prima cosa dovremo sbianchire in acqua bollente per una trentina di secondi i nostri pistacchi quindi immergerli in acqua fredda e levare quell'orrida pellicina che altrimenti farebbe diventare il nostro semifreddo di un colore marroncino violaceo invece di verde brillante!
Fatto ciò procediamo immergendo i pistacchi nell'acqua e lasciando che riposino per due ore. Trascorse le due ore, frulliamo il tutto aggiungendo lo zucchero e versiamo il composto in dei bicchieri di plastica che riempiremo per poco più di metà. Poniamo i bicchieri in freezer ed aspettiamo che il tutto solidifichi ben bene. Per inciso è possibile usare anche dei forma-ghiaccio in silpat, ma trovo che i bicchieri siano più comodi e poi non necessitano pulizia, alla fine si buttano. Sformare i ghiaccioli di pistacchio dai bicchieri, è molto semplice rompendo il bicchiere. Frulliamo i ghiaccioli aggiungendo la vodka e poniamo il composto, che risulterà essere freddo e molto cremoso, in una ciotola che metteremo a riposare in freezer fino a quando il tutto non si sarà rassodato. A questo punto è possibile servire come più ci aggrada.

Per la Salsa:
30 Grammi di Noir infini 99%
Panna di latte q.b.

Tritate al coltello la tavoletta di cioccolato fino ad ottenere delle scaglie sottili e riponetele in una ciotola di vetro o di acciaio (insomma non di plastica). Quindi portate a bollore la panna e versatene un po sul cioccolato. Attendete qualche minuto in modo che il cioccolato inizi a sciogliersi e quindi con una paletta mescolate adagio facendo attenzione a non creare bolle d'aria che non se ne andranno più e saranno bruttissime a vedersi. Quindi ripetete l'operazione con la restante panna già calda fino ad ottenere la densità voluta.

All'assaggio la dolcezza suadente del pistacchio tempera la forza ed il carattere del Noir infini. Quest'ultimo anche fatto salsa mantiene intatte le proprie caratteristiche organolettiche: all'assaggio si apre con un impatto tendenzialmente amaro, che subito scompare grazie alla grande acidità per lasciare la bocca avvolta dall'essenza di cacao. In questo ambiente raccolto come fossero le profondità di un intimo segreto il pistacchio irrompe come un vento impetuoso con la sua fredda dolcezza e la sommessa granulosità tipica del semifreddo.

In abbinamento noi ci abbiamo bevuto un Marsala Superiore Riserva Donna Franca, Florio. E visto che mi sono dilungato già troppo vi risparmio le impressioni su questo eccezionale prodotto, che rimando ad un altro post.