Pare che la cucina abbia iniziato a funzionare. Allora in questa calda metà di Agosto, mi concedo una pausa dai fornelli per parlare di un Vino. Un Vino vero, con la 'V' maiuscola. Sto parlando del Siccagno, di Arianna Occhipinti. La prima volta lo comprai quasi per caso, io non sono un amante sfegatato del Nero d'Avola, e, il Siccagno è un nero d'Avola in purezza; lo comprai perché era un vino che non conoscevo, che costava tutto sommato poco(la prima volta lo pagai qualcosa come 20 euro); lo comprai per via della bottiglia semplice, con etichetta lineare che sa di una eleganza senza fronzoli, ma soprattutto ha attirato la mia attenzione la capsula che protegge il tappo, che al posto della solita fascetta è in ceralacca, o qualcosa di simile.
Fu amore a primo assaggio; virità! Negli ultimi dieci mesi credo che sia stato il vino che abbia maggiormente bevuto; sicuramente è stato il vino che ho maggiormente offerto ad amici e conoscenti. Ne ho sempre almeno una bottiglia in cantina e sono sempre assolutamente riconquistato ad ogni assaggio. E questa tensione di amorosi sensi, di desiderio ampiamente corrisposto che ieri sera vigilia di Ferragosto dopo la prima bottiglia del 2006, fino a qualche settimana fa avevo bevuto solo 2005, mi ha spinto oggi a dedicare questo post a questo splendido vino.
Il colore è di un bel rosso granato, assolutamente trasparente nel bicchiere; abbastanza consistente. Al naso è assolutamente ammaliante, tanto che potrebbe rischiare di deludere l'assaggio: intenso e ampio con riconoscimenti di sentori animali e di pelle conciata, cuoio, erbe aromatiche come salvia, timo, origano; spezie come chiodi di garofano e noce moscata; qualche nota minerale tra la terra nera e l'humus; e poi ovviamente non manca la frutta rossa matura. Insomma un caleidoscopio di profumi scuri, profondi da ricercare senza sosta, assolutamente eccellente. Dopo un bouquet di questo tipo l'assaggio lascia un po spiazzati, perché il vino risulta leggermente diverso, quello che emerge è la grande freschezza di un vino sicuramente pronto, ma con ancora qualche anno davanti a sé, che probabilmente avrà ancora qualcosa da raccontare tra quattro o cinque anni; non di meno risulta già equilibrato e piacevolissimo con i suoi 13 gradi, un vino non di muscoli ma di eleganza. La freschezza che pur segna il passo non è invadente, non è esasperata; i tannini appena accennati sono elegantissimi; la nota abbastanza sapida da il giusto supporto. Intenso e persistente, di una persistenza che ti invoglia a berne ancora, tra il ritorno dei profumi e il desiderio di un altro assaggio.
Quello che mi ha colpito in questo vino sono queste sue caratteristiche le che lo rendono 'diverso'. Diverso da buona parte dei vini che oggi come oggi troviamo sul mercato, vini che fanno legno piccolo, barrique, che in prima battuta sembrano tutti simili, con nasi ricchi di spezie dolci e tostatura, e gusti che raccontano poco o nulla. Poi scopri che appunto il Siccagno fa si Rovere, ma tonneau da 600l (aliqui dicunt di quarto passaggio). Diverso da buona parte dei neri d'Avola, che appunto o sanno di barrique più che di vino, o si attestano tra una freschezza esasperata e sentori di frutta rossa, e, che in tutti e due casi sfoderano quasi sempre muscoli alcolici con gradazioni non inferiori ai 14 che arrivano anche ai 15,5. Diversamente piacevole, diversamente vero. Scopri anche che è un vino biodinamico, e che capisci quanta attenzione ci possa essere dietro. Se poi hai l'avventura di girare per il sito di chi lo produce e leggere questa sorta di "manifesto", allora sai che l'attenzione di cui dicevo prima è proprio Amore, e, senti che c'è speranza: ci sono ancora persone che "inseguono il fantasma della Qualità".
Qui il discorso si farebbe lungo, e, considerata la mie pessime capacità di scrittore, vi risparmio qualche delirante discorso, rimandando ad altro momento l'inizio di un opera in tre libri che se mai fosse scritta avrebbe come titolo del primo "De qualitate ignorantia". :P
Finisco solo tornando ancora su questo vino Vero, rammentando che ha accompagnato dei buonissimi involtini di carne (mi pare fosse filetto) ripieni di formaggio pepato (privato dei grani di pepe) e pan grattato condito.
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